di Andrea Amici
Ritengo che il Cephalotus follicularis sia una delle piante carnivore
più affascinanti. Rappresenta benissimo la soluzione straordinaria
del mondo vegetale “costretto” dall’ambiente povero verso la carnivorosità.
In esso coesistono ancora oggi caratteri insettivori (gli ascidi) che
quelli propri di tutte le piante non carnivore (le foglie). Non è
rara la comparsa di formazioni intermedie tra questi due stadi: né
ascidi, né foglie.
Questo elemento può essere interpretato come il simbolo della
strada che la pianta ha seguito nel corso della propria storia verso l’evoluzione
carnivora.
Cresce spontaneamente in un’area ristretta ai dintorni di Albany, città
del Sud Est Australiano. Anche a causa della sua relativa espansione territoriale,
il Cephalotus è purtroppo in serio pericolo di estinzione.
Pericolo che comunque accomuna molte altre specie di piante carnivore nei
diversi ambienti naturali sempre più minacciati dal progresso umano.
Il mio primo (fino ad oggi l’unico…) esemplare l’ho acquistato nel settembre
di tre anni fa da Furio Ersetti (per me amico sincero e maestro, insieme
a Fiorello Verona che ringrazio sentitamente per la pazienza riservatami
nell’introdurmi in questo mondo meraviglioso). La pianta era in ottima
salute, ben acclimatata, lusinghiera.
Ho subito osservato come la pianta reagisse con un incremento repentino
della velocità di crescita dal momento in cui le somministravo un
buon pasto a base di insetti: generalmente 4 o 5 formiche per ascidio di
2 cm. Nel giro di pochi mesi ha raddoppiato il proprio diametro e la dimensione
degli ascidi. Così, in tarda primavera, ho effettuato il rinvaso
utilizzando tre parti di torba e una di perlite grossa, in un contenitore
di altezza 10 e diametro 20 cm.
Il ciclo vegetativo del Cephalotus inizia con una “buttata” primaverile
di foglie non carnivore, proseguendo con la formazione di trappole da Giugno
all’inizio di Ottobre, per poi osservare un periodo di riposo invernale.
Questo è il momento nel quale seccano diverse vecchie foglie (che
vanno accuratamente rimosse per evitare le muffe e l’oidio, spesso letale)
creando così nuovo spazio per le più giovani che spunteranno.
Ho notato una reazione positiva anche asportando le foglie non carnivore
in primavera. E’ una pratica che può trovare poca approvazione in
chi desidera vedere la pianta in uno stato che si avvicina il più
possibile a quello naturale: è comunque un intervento che aumenta
la velocità di crescita e forse anche il numero degli ascidi che
il Cephalotus può produrre in una stagione vegetativa.
Luce: credo che la posizione migliore per crescere questa pianta sia
il pieno sole, ombreggiato al 40/50%. Ottimi risultati li ho ottenuti con
4 tubi fluorescenti Life-Glo da 20W, posti a 20 cm.
L’acqua è sempre presente nel sottovaso d’estate, mentre il
substrato è appena umido nell’inverno. Può sopportare temperature
alte, anche se vicino ai 40 C di luglio si ferma un po’. Dicembre, gennaio
e febbraio non possono scendere sotto i 4-5 C.
E’ molto improbabile mantenere una giusta (non eccessiva) ventilazione,
perché l’oidio è sempre in agguato. In tal caso è
necessario trattare con un prodotto specifico antioidico.
Con le foglie staccate in primavera si possono tentare talee, buon
metodo per la duplicazione. Appoggiando la base in sfagno fresco, con un
po’ di fortuna si può osservare la radicazione delle stesse, generando
nuove piantine. Questo processo dura 3 mesi, è quindi consigliabile
effettuarlo all’inizio della stagione vegetativa. Io sono riuscito a “generare”
diverse piante ora adulte e rigogliose.
Coltivare con successo una pianta è fonte di soddisfazione, e
spesso il legame affettivo che cresce insieme a lei è forte. Se
la piante in questione è anche carnivora allora il gioco si fa intrigante
e si rimane in preda di questa sana follia che accomuna tutti noi.
Spero con queste righe di aver dato un aiuto a chi si trova alla prese
con una pianta di Cephalotus credendola “difficile”, quando per avere successo
occorrono alcuni accorgimenti semplici. Con questi l’esemplare avuto da
Furio nel ’94 ora è un “cupolone” formato da oltre 30 ascidi (…aumentano
di numero ogni anno…) alcuni dei quali alti 6.5 cm.
Per eventuali chiarimenti e scambi di idee mi aspetto di essere contattato,
perciò Vi saluto rivolgendoVi un sentito “inboccaallupo” come augurio
di buona coltivazione. |