IL PRIMO SITO ITALIANO SULLE PIANTE CARNIVORE
A cura di Fabio Bernieri.
 
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L'INTRIGANTE CEPHALOTUS
di Andrea Amici

Ritengo che il Cephalotus follicularis sia una delle piante carnivore più affascinanti. Rappresenta benissimo la soluzione straordinaria del mondo vegetale “costretto” dall’ambiente povero verso la carnivorosità.
In esso coesistono ancora oggi caratteri insettivori (gli ascidi) che quelli propri di tutte le piante non carnivore (le foglie). Non è rara la comparsa di formazioni intermedie tra questi due stadi: né ascidi, né foglie.
Questo elemento può essere interpretato come il simbolo della strada che la pianta ha seguito nel corso della propria storia verso l’evoluzione carnivora.

Cresce spontaneamente in un’area ristretta ai dintorni di Albany, città del Sud Est Australiano. Anche a causa della sua relativa espansione territoriale, il Cephalotus è purtroppo in serio pericolo di estinzione. Pericolo che comunque accomuna molte altre specie di piante carnivore nei diversi ambienti naturali sempre più minacciati dal progresso umano.

Il mio primo (fino ad oggi l’unico…) esemplare l’ho acquistato nel settembre di tre anni fa da Furio Ersetti (per me amico sincero e maestro, insieme a Fiorello Verona che ringrazio sentitamente per la pazienza riservatami nell’introdurmi in questo mondo meraviglioso). La pianta era in ottima salute, ben acclimatata, lusinghiera.
Ho subito osservato come la pianta reagisse con un incremento repentino della velocità di crescita dal momento in cui le somministravo un buon pasto a base di insetti: generalmente 4 o 5 formiche per ascidio di 2 cm. Nel giro di pochi mesi ha raddoppiato il proprio diametro e la dimensione degli ascidi. Così, in tarda primavera, ho effettuato il rinvaso utilizzando tre parti di torba e una di perlite grossa, in un contenitore di altezza 10 e diametro 20 cm.

Il ciclo vegetativo del Cephalotus inizia con una “buttata” primaverile di foglie non carnivore, proseguendo con la formazione di trappole da Giugno all’inizio di Ottobre, per poi osservare un periodo di riposo invernale. Questo è il momento nel quale seccano diverse vecchie foglie (che vanno accuratamente rimosse per evitare le muffe e l’oidio, spesso letale) creando così nuovo spazio per le più giovani che spunteranno.
Ho notato una reazione positiva anche asportando le foglie non carnivore in primavera. E’ una pratica che può trovare poca approvazione in chi desidera vedere la pianta in uno stato che si avvicina il più possibile a quello naturale: è comunque un intervento che aumenta la velocità di crescita e forse anche il numero degli ascidi che il Cephalotus può produrre in una stagione vegetativa.
Luce: credo che la posizione migliore per crescere questa pianta sia il pieno sole, ombreggiato al 40/50%. Ottimi risultati li ho ottenuti con 4 tubi fluorescenti Life-Glo da 20W, posti a 20 cm.
L’acqua è sempre presente nel sottovaso d’estate, mentre il substrato è appena umido nell’inverno. Può sopportare temperature alte, anche se vicino ai 40 C di luglio si ferma un po’. Dicembre, gennaio e febbraio non possono scendere sotto i 4-5 C.
E’ molto improbabile mantenere una giusta (non eccessiva) ventilazione, perché l’oidio è sempre in agguato. In tal caso è necessario trattare con un prodotto specifico antioidico.
Con le foglie staccate in primavera si possono tentare talee, buon metodo per la duplicazione. Appoggiando la base in sfagno fresco, con un po’ di fortuna si può osservare la radicazione delle stesse, generando nuove piantine. Questo processo dura 3 mesi, è quindi consigliabile effettuarlo all’inizio della stagione vegetativa. Io sono riuscito a “generare” diverse piante ora adulte e rigogliose.

Coltivare con successo una pianta è fonte di soddisfazione, e spesso il legame affettivo che cresce insieme a lei è forte. Se la piante in questione è anche carnivora allora il gioco si fa intrigante e si rimane in preda di questa sana follia che accomuna tutti noi.
Spero con queste righe di aver dato un aiuto a chi si trova alla prese con una pianta di Cephalotus credendola “difficile”, quando per avere successo occorrono alcuni accorgimenti semplici. Con questi l’esemplare avuto da Furio nel ’94 ora è un “cupolone” formato da oltre 30 ascidi (…aumentano di numero ogni anno…) alcuni dei quali alti 6.5 cm.
Per eventuali chiarimenti e scambi di idee mi aspetto di essere contattato, perciò Vi saluto rivolgendoVi un sentito “inboccaallupo” come augurio di buona coltivazione.

 
Gentilmente ospitato da:
Universita' degli Studi di Pisa
 
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